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Coronavirus: un’impresa su dieci è a rischio default. Inefficienza delle misure adottate

Il rischio stimato dall’agenzia di rating di Cerved si basa sui giudizi espressi da 25mila aziende rispetto alle ricadute del coronavirus in ciascun settore.

Quello che il coronavirus sta producendo sul piano economico è molto allarmante. In questa prima fase il governo si sta concentrando, più che giustamente, sui pericoli sanitari che il virus sta producendo. Nella seconda fase, ci auguriamo che gli interventi verteranno in modo massiccio sugli aiuti economici da offrire alle imprese e all’intera economia nazionale.

Coronavisrus ed Economia, la situazione attuale

Calano i consumi e la produzione è rallentata dalla scarsità di materie prime. In questa situazione allarmante appaiono poco incisivi i provvedimenti di sospensione degli adempimenti tributari alle sole zone rosse o a particolari aree geografiche.

È necessario prendere atto che le aziende del nostro Paese stanno vivendo una situazione di emergenza e che il Fisco dovrà tenere conto di questo stato di cose.

A soffrire sono soprattutto i settori del turismo, alberghi e ristorazione.

Se questa pandemia non si dovesse arrestare entro la fine dell’anno, un’azienda su dieci sarà a rischio default.

I SETTORI PIU’ COLPITI CON LE PERCENTUALI DI RISCHIO DEFAULT

SETTORE ATTUALE POSSIBILE SCENARIO SOFT POSSIBILE SCENARIO HARD
Costruzioni 8,1% 10,6% 15,4%
Ristorazione 4,7% 8,7% 13,4%
Trasporto 4,8% 7,3% 11,2%
Farmaceutico 3,8% 2,7% 7,5%
Commercio 4,2% 5% 8,9%
Manifatturiero 3,9% 5,7% 8,0%
tessile 4,0% 6,0% 8,0%

Fisco ed Economia, le decisioni che ci aspettiamo dal Governo

Dinanzi a un quadro simile sono molti i provvedimenti che potrebbero aiutare le imprese ad affrontare e superare lo stato di crisi, fra gli altri, una moratoria allargata alle scadenze fiscali quali, ad esempio, la presentazione delle dichiarazioni Iva, delle liquidazioni periodiche, delle Certificazioni Uniche.

Si potrebbe prevedere il rinvio delle scadenze, prevedendo la non applicazione delle sanzioni in caso di presentazione tardiva.

Andrebbe poi ripensata, almeno per il 2020, l’applicazione della normativa sulla non operatività, la disciplina delle società di comodo, quella delle società in perdita sistematica o, ancora, la revisione dei parametri a base degli Isa.

La politica fiscale è probabilmente lo strumento più efficace perché può essere mirata ai settori economici più coinvolti.

È necessario considerare che per tutte le imprese il 2020 non sarà un anno normale e quindi anche il Fisco dovrà fare la sua parte, raccogliendo le istanze di chi sta facendo fatica pur di non chiudere i battenti.

Lo Stato, responsabilmente, dovrà farsi carico di provvedimenti che potranno anche incidere sul rinvio di incassi previsti, così da aiutare le imprese, già indebolite dalla persistente fiacchezza della congiuntura a sopravvivere a questo buio momento, del tutto inaspettato.

Fisco e Coronavirus, i provvedimenti già adottati

Per il momento con il decreto legge del 2 marzo 2020 il Governo ha disposto la sospensione dei termini dei versamenti tributari e non tributari in scadenza nel periodo compreso tra il 21 febbraio e il 30 aprile.

I pagamenti sospesi potranno essere effettuati entro il 31 maggio 2020, che cadendo di domenica farà slittare tutto al giorno successivo, 1° giugno.

I versamenti sospesi riguardano le entrate tributarie e non tributarie derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione, nonché i versamenti derivanti da accertamenti esecutivi dell’Agenzia delle Entrate, avvisi di addebito dell’INPS, atti di accertamento emessi dall’Agenzia delle Dogane e atti di accertamento esecutivi emessi dagli enti locali.

La sospensione riguarda anche il versamento della terza rata della rottamazione e il versamento della rata del saldo e stralcio.

Tuttavia, i soggetti che beneficeranno delle misure prese sono quelli aventi la residenza o la sede legale/operativa in uno dei comuni indicati nell’allegato 1 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° marzo.

Purtroppo la misura non sembra mostrarsi adeguata allo stato di crisi in cui già si trovano moltissime aziende.

In primo luogo, si evidenzia una iniqua individuazione dei soggetti interessati dalle misure adottate.

È vero che ci sono comuni che più di altri risultano colpiti dall’emergenza sanitaria, ma al contempo è ance vero la crisi economica sta facendo sentire i propri effetti in tutte le aree del Paese.

Per fare un esempio, si può dire che i ristoranti, gli alberghi e i B&B attualmente restano chiusi tanto a Codogno quanto a Palermo, motivo per il qual si dovrebbero rivedere i criteri con cui sono stati individuati i beneficiari delle moratorie introdotte.

Altro aspetto è quello che riguarda il momento del pagamento degli importi tributari e che allo stato risultano sospesi.

Con il Decreto citato, infatti, si è previsto che gli importi non versati tra il 21 febbraio e il 30 aprile dovranno essere pagati in un’unica soluzione entro il 31 maggio.

Anche questa previsione lascia perplessi: come faranno le aziende a versare tutto in un’unica soluzione?

Si può facilmente prevedere che a causa della mancanza di liquidità molti operatori economici, alle scadenze previste, resteranno insolventi, con gli ulteriori aggravi da ciò derivanti a causa della possibile applicazione di sanzioni.

Appare evidente la necessità di convocare un tavolo tecnico con i rappresentanti delle varie categorie produttive al fine di meglio individuare le misure necessarie a superare lo stato di crisi collegato all’emergenza coronavirus.

Su questo aspetto, però, appare opportuno rinviare ad un nuovo articolo in cui affronteremo dettagliatamente i possibili risvolti pratici della vicenda.

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09/03/2020

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