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Medicina, numero chiuso: che senso dare ai Test di domani?

medicina-generale-599x275Ormai ci siamo, domani è il giorno del temutissimo test di ammissione alla Facoltà di Medicina. Una prova che verrà svolta da circa sessantamila studenti, circa 50 gli Atenei coinvolti. Sessanta quesiti e 100 minuti per decidere il futuro (e i sogni) di migliaia di aspiranti medici. Poco più di nove mila i posti messi a disposizione, un numero abbastanza esiguo viste le richieste dei candidati. Ma il cosiddetto numero chiuso, serve davvero? Limitare il diritto allo studio può ancora essere considerato legittimo? In Italia i corsi di laurea a numero chiuso sono regolati dalla legge del 2 agosto 1999, n. 264. La ratio di tale norma è limitare l’accesso alle facoltà che prevedono l’utilizzo di laboratori ad alta specializzazione e che impongono una importante ricerca scientifica e tecnologica. Il numero chiuso viene mantenuto, dunque, per esigenze di Ateneo. Ma la situazione per i fortunati che hanno superato il test di ammissione non è di certo ottimale, considerato lo stato delle aule nelle quali si tengono le lezioni e i laboratori dove gli studenti assistono alle pratiche di ricerca. Il grave paradosso, tuttavia, è la carenza di personale nel settore medico. Il numero chiuso, quindi, non conduce ai frutti sperati. Quella del numero chiuso è una consuetudine consolidata anche a livello europeo: nell’Unione, infatti, quasi tutti gli stati membri tendono a limitare l’accesso a determinate facoltà. In Francia, però, il test in Medicina viene svolto al termine del secondo anno di studi. La strategia francese, che consente comunque l’immatricolazione, non è da scartare: lo studente accede al corso di Medicina, inizia il proprio percorso e al termine del secondo anno si valutano le conoscenze acquisite. In Italia, numeri alla mano, forse lo sbarramento delle porte andrebbe eliminato. Anche perché, in effetti, il diritto allo studio spetta a tutti gli individui e non andrebbe limitato. Anche Gran Bretagna, Belgio e Svezia si stanno muovendo per apportare delle modifiche al sistema dei test. In una Europa che dovrebbe unire e non dividere, il numero chiuso mal si presta a conciliarsi con le dinamiche comunitarie. Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un’opinione diffusa sia cretina anziché sensata. La frase porta la firma di Bertrand Russell, non uno qualunque: converrebbe riflettere concretamente sul numero chiuso, abbattendo le barriere che allontanano gli studenti dallo studio, dal futuro e dai sogni.

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10/12/2015

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