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Abilitazioni in Romania: ecco, in esclusiva, la traduzione che incastra il Miur

Lauree e titoli non conseguiti obbligatoriamente in Romania e percorsi abilitanti anche sul sostegno. Sono questi i principali errori contenuti nella nota Miur del 2 aprile scorso che riporta quanto dichiarato, ma non tradotto correttamente, dal Ministero romeno.

 “L’ormai famosa nota con cui il Miur blocca il riconoscimento delle abilitazioni conseguite in Romania contiene infatti evidenti errori di traduzione e sovverte in più punti il senso delle disposizioni romene”. A dare la notizia Francesco Leone, Simona Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell, uno degli studi più grandi d’Italia specializzato in diritto amministrativo e tutela dei diritti, e Tiziana De Pasquale, responsabile del dipartimento Scuola, che hanno ottenuto, in esclusiva, la traduzione certificata dell’interlocuzione intercorsa tra il Ministero romeno e il Miur da cui poi è scaturita la nota del 2 aprile scorso.

Una traduzione ottenuta grazie alla collaborazione con l’avvocato romeno Mihaela Monteanu che, insieme ai legali dello studio Leone-Fell, sta seguendo in prima linea la vicenda e che arriva a conferma di quanto già in precedenza sostenuto dagli avvocati.

Romania

Comparando la traduzione certifica e quella ad opera del Miur, si notano chiaramente le parti difformi e le parole aggiunte in maniera discrezionale proprio dal ministero italiano. Piccole modifiche che però hanno stravolto la vita di circa 6mila docenti che in questi anni hanno ottenuto l’abilitazione in Romania. Alcuni Uffici scolastici regionali, infatti, proprio in virtù della nota italiana hanno depennato dalle graduatorie i docenti con abilitazione in Romania. Altri insegnanti, invece, collocati in posizione favorevole nelle graduatorie ma in attesa di convalida del titolo si sono visti scavalcare da altri colleghi con punteggi inferiori su cui non gravava la spada di Damocle dell’abilitazione romena.

“Nonostante la gravità della situazione, ci auguriamo si tratti solo di grossolano errore di traduzione – dichiarano i legali – e non ci sia invece del dolo da parte del Ministero italiano che, con una sola nota, ha dato un bel colpo di spugna alle abilitazioni conseguite in Romania. Alla luce di quanto abbiamo scoperto, proprio in queste ore, siamo ancora più convinti che il Miur debba fare un grande passo indietro e restituire dignità, e in molti casi anche un lavoro, ai tanti, troppi docenti penalizzati dal mancato riconoscimento del percorso abilitativo completato”.

Nella nota Miur, si dice che “il possesso del certificato di conseguimento della formazione psicopedagogica costituisce condizione necessaria, ma non sufficiente al fine di ottenere la qualifica professionale di docente in Romania” (…) “essendo la condizione principale aver conseguito gli studi post liceali o universitari in Romania”.

Nel testo romeno tradotto, invece, si precisa che: “Il possesso dell’attestazione/certificato di ultimazione del programma di formazione psicopedagogica è condizione necessaria per ottenere lo status di docente, tuttavia non è sufficiente; primordiale è l’ultimazione dei corsi post liceali o universitari”.

Corsi post liceali o universitari che non devono dunque essere necessariamente conseguiti in Romania, dal momento che il Ministero dell’Educazione nazionale romeno rilascia un’equipollenza del titolo di laurea conseguito in Italia o in uno stato membro.

E ancora, per quanto riguarda la questione “sostegno”, il Ministero romeno spiega che “In Romania, per ricoprire incarichi didattici nell’istruzione speciale, in aggiunta ai requisiti di cui sopra, i docenti devono anche comprovare di aver frequentato un tirocinio certificato di formazione teoretica e pratica all’educazione speciale”.

Considerato che molti docenti hanno comunque frequentato tale percorso di tirocinio, è bene precisare che si tratta comunque di un corso post lauream al quale è dunque permesso l’accesso, una volta ottenuta l’equipollenza della laurea, e che permette la possibilità di insegnare su sostegno in Romania.

“In queste settimane – continuano i legali – abbiamo portato avanti una fitta e proficua interlocuzione diretta con il Ministero romeno e proprio dai loro funzionari abbiamo ottenuto le informazioni necessarie che, oggi, ci permettono di affermare con assoluta certezza che la nota del Miur non è legittima e va abolita. La nostra interlocuzione continua e nei prossimi giorni avremo ulteriori informazioni al riguardo”.

Ma c’è di più. Dall’interlocuzione emerge anche che a troncare la discussione sia stato proprio il Miur. Infatti, il segretario di Stato romeno, al termine della missiva, chiede formalmente all’Italia di comunicare quale siano “i requisiti per ottenere lo status di docente e per il rilascio dell’attestato di conformità al fine di svolgere l’attività didattica tanto per i cittadini italiani quanto per i cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea”. E, come confermato dal Ministero romeno, il Miur pare non abbia mai dato risposta.

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27/06/2019

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