Sembra impossibile, ma capita spesso che le domande presenti nei test d’accesso, così come nei concorsi pubblici in generale, siano errate o fuorvianti. Un paradosso proprio perché dovrebbero servire a selezionare i migliori candidati, invece provocano l’esatto contrario. Il punteggio viene falsato non solo per chi lascia in bianco la risposta ma anche per chi, non accorgendosi dell’errore, risponde comunque e la risposta viene valutata come corretta o errata a seconda del caso e influisce sul punteggio del singolo candidato e dell’intera graduatoria.
In una recente pronuncia resa dal Consiglio di Stato, si è rilevato inoltre che “Costituisce prescrizione imperativa quella secondo cui ogni quesito relativo al test di ammissione al corso universitario deve prevedere una sola risposta esatta tra le cinque proposte. Ne consegue che sono illegittimi non solo i quesiti che non prevedono nessuna risposta esatta, ma anche quelli che prevedono più di una risposta esatta”.
La giurisprudenza amministrativa è univoca nel ritenere che “la correttezza, la trasparenza e l’imparzialità dell’azione amministrativa a garanzia della par condicio di tutti i ricorrenti, soprattutto avendo riguardo a possibili errori o ambiguità delle domande oggetto di una prova concorsuale, viene garantita allorquando l’Amministrazione pubblichi in anticipo le risposte esatte, rendendo conoscibile, acquisibile e incontestabile da tutti i candidati l’erroneità o l’ambiguità dei quesiti sottoposti”.
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06/05/2024