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Inchiesta Test Medicina – Il diritto allo studio

Il diritto allo studio è uno dei diritti fondamentali, sancito dalla Costituzione italiana, eppure l’accesso programmato ad alcune facoltà universitarie di fatto nega il libero accesso agli studenti. Sulla carta sembrerebbe un controsenso: da una lato garantire il diritto allo studio e dall’altro inibire l’accesso ad alcuni corsi di studio.

medicina generale 2017Il numero programmato a livello nazionale, lo ricordiamo, è stato introdotto per la prima volta il 2 agosto del 1999 con la legge 264, come diretta conseguenza della sentenza 383/98 della Corte Costituzionale, con la quale veniva chiesto di rivedere le modalità di accesso al mondo universitario. L’allora ministro dell’Istruzione Zecchino, rifacendosi a due direttive della comunità europea, la  78/687/CEE, che riguardava la figura professionale dei dentisti e degli odontoiatri, e la direttiva 93/16/CEE, che invece era rivolta ai medici, introdusse il numero chiuso.

Entrambe le direttive però si limitavano a imporre agli Stati membri “un’armonizzazione dei corsi di studio di odontoiatria e di medicina”, a garanzia del principio della libera circolazione dei cittadini europei all’interno dell’Unione. In pratica veniva chiesto ai Paesi Membri la realizzazione di un sistema di formazione che garantisse l’alta qualità dello studente. Il sistema del numero chiuso, dunque, è una declinazione tutta italiana.

L’introduzione del numero chiuso ha dato vita ad un vero e proprio business basato sulla creazione e lo sviluppo di società private che hanno realizzato numerosi eserciziari e corsi di preparazione, che di fatto creano un’ulteriore disparità tra studenti, poiché non tutti possono permettersi una preparazione “a pagamento”. L’attuale sistema, dunque, non garantisce il dettato costituzionale per cui il diritto allo studio è inteso anche come diritto all’accesso. Non sono garantite a tutti le stesse possibilità, perché – come abbiamo già visto – chi ha maggiori possibilità potrà permettersi corsi a pagamento e più testi su cui esercitarsi, a differenza di chi non che fare affidamento alla preparazione fatta durante il proprio percorso di studi.

Nonostante nel corso degli anni i Tar abbiano accolto tantissimi ricorsi, l’Unione Europea ha dato una battuta d’arresto alla protesta. Infatti, secondo i giudici della Corte europea dei diritti umani, la soluzione trovata dal legislatore italiano sarebbe “ragionevole” e il numero chiuso non violerebbe dunque il diritto allo studio.

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23/07/2018

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