Gli aspiranti camici bianchi iscritti alla prova unica a livello nazionale, nel 2016 sono stati 62.695, un po’ di più nel 2017, ovvero 66.907. Un trend inversamente proporzionale rispetto ai posti messi a disposizione negli ultimi due anni, 9.100 nel 2017, a fronte dei 9.224 posti del 2016. Stabili invece i posti per Odontoiatria, 908 totali in entrambi gli anni.
Non si ha ancora contezza dei posti disponibili per il prossimo anno accademico, in quanto il Miur non ha ancora pubblicato il decreto, sebbene abbia già deciso le date per il prossimo test d’accesso (il 4 settembre, unica data in tutta Italia – il 13 per le prove Imat, in lingua inglese).
Analizzando i dati dello scorso test, sembra che studiare Medicina a Milano risulti più difficile che in altre città italiane. Ad accedere, nel capoluogo lombardo, è stato uno studente ogni dieci. In 3.229 candidati hanno affrontato il quiz, al Forum di Assago, affittato per l’occasione dall’Università Statale, per un totale di 339 posti. Percentuale simile a Torino, si sono presentati in 3.171 per 350 posti. Si scende a uno su nove a Bologna, dove 3.161 aspiranti medici si sono sfidati per 355 ammissioni.
A Napoli le possibilità di accesso si avvicinano alla media nazionale. In 8.000 hanno formato lunghe code all’università Montesantangelo, al Pala Barbuto e al Palapartenope per cercare di accaparrarsi uno dei 1.031 posti disponibili. A Palermo 2.531 studenti si sono sfidati per 309 posti da matricola previsti nel capoluogo siciliano.
Per i test di Medicina 2017 in lingua inglese sono stati 6.943 i candidati iscritti, contro i 4.875 della precedente edizione. I posti disponibili erano, in entrambi i casi, solo 501.
Numeri che, purtroppo, si commentano da soli e che descrivono un quadro sconfortante per chi, archiviata la Maturità, si trova costretto a fare i conti con questo scenario, a dover dunque affrontare una sorta di ‘guerra’, con un bilancio assolutamente negativo tra vincitori e vinti.
L’intero sistema, e non solo quello universitario, dovrebbe incentivare e motivare gli studenti a ottenere sempre più traguardi, a studiare, laurearsi e realizzarsi nella vita così come nella carriera. Invece il trend sembra essere orientato a gettare nello sconforto, a imporre paletti su paletti, a minare dall’interno il diritto allo studio.
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23/06/2018
