La Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità della discriminazione di genere nell’accesso al ruolo di ispettori della Polizia Penitenziaria, affermando con forza che tale esclusione non ha alcun fondamento giuridico né operativo.
Esclusione delle donne nella Polizia Penitenziaria: illegittima la discriminazione nel ruolo di ispettore!
La questione, sollevata di fronte alla Consulta, ha evidenziato come l’esclusione delle donne nella Polizia Penitenziaria violi i principi costituzionali e comunitari, in particolare il principio di non discriminazione sancito dall’articolo 3 della Costituzione. La Corte ha ribadito che il diritto all’uguaglianza di trattamento tra i sessi non può essere derogato se non in casi eccezionali, e solo quando giustificato da motivazioni strettamente legate alla natura del lavoro o al contesto specifico.
L’analisi della Corte: mansioni e meritocrazia
Esaminando il ruolo di ispettore, i giudici costituzionali hanno sottolineato che si tratta di una funzione prevalentemente di coordinamento e direzione, distinta dalle mansioni degli agenti, che comportano un contatto più diretto con i detenuti. Di conseguenza, la predominanza maschile non trova alcuna giustificazione operativa o strutturale.
Inoltre, la Corte ha rilevato una grave violazione del criterio meritocratico: le donne partecipanti ai concorsi, pur avendo ottenuto punteggi superiori rispetto agli uomini, sono state escluse dalla graduatoria per via della discriminazione basata sul genere.
La sentenza della Corte Costituzionale
Con la sentenza 181/2024, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle disposizioni che prevedono una ripartizione dei posti a concorso in base al genere per il ruolo di ispettore del Corpo di Polizia Penitenziaria. Nello specifico, sono stati dichiarati incostituzionali:
- l’articolo 44, commi da 7 a 11, del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95;
- la legge 7 agosto 2015, n. 124;
- le Tabelle 37 e A allegate rispettivamente ai decreti legislativi 30 ottobre 1992, n. 443, e 29 maggio 2017, n. 95.
Queste norme, secondo la Corte, contraddicono i principi di uguaglianza e meritocrazia, risultando lesive per le aspirazioni professionali delle donne.
La discriminazione nell’accesso al ruolo di ispettore nella Polizia Penitenziaria rappresenta una palese violazione del diritto all’uguaglianza. Questa sentenza segna un passo avanti importante verso l’eliminazione delle barriere di genere, rafforzando il principio di pari opportunità in ambito lavorativo.
ESCLUSIONE DONNE POLIZIA PENITENZIARIA: IL CASO
Nel 2022, un concorso per 411 vice ispettori del Corpo di polizia penitenziaria ha riservato l’80% dei posti agli uomini e solo il 20% alle donne. Questa suddivisione ha penalizzato molte partecipanti, tra cui le nostre clienti, che pur avendo superato brillantemente tutte le prove e ottenuto punteggi superiori a molti colleghi uomini, sono state escluse dalla graduatoria finale.
Le ricorrenti si sono rivolte al nostro studio per impugnare il bando e la graduatoria, sollevando anche una questione di legittimità costituzionale. Nonostante un primo rigetto da parte del Tar, la Corte Costituzionale, con la sentenza 181/2024, ha dichiarato incostituzionali le norme che prevedevano una discriminazione di genere nella ripartizione dei posti.
Conformandosi alla decisione della Corte, il Tar ha infine annullato gli atti impugnati, dichiarando le nostre clienti vincitrici del concorso. Un’importante vittoria contro l’esclusione delle donne nella polizia penitenziaria.
Se anche tu hai subito una discriminazione simile o vuoi saperne di più sui tuoi diritti, contatta il nostro studio legale: siamo qui per aiutarti a far valere le tue ragioni!
16/01/2025