Il disturbo da stress post-traumatico colpisce molte vittime di guerra e le conseguenze sulla psiche sono molto pesanti. Se anche tu hai subito delle invalidità derivanti da particolari condizioni di stress subite in missione contattaci, ti aiuteremo a far valere i tuoi diritti!
Stress bellico e postbellico
Un conto è addestrarsi per essere pronto ad affrontare scenari di guerra, altro è combattere la guerra in prima persona. È certamente vero che un militare debba essere addestrato a svolgere il servizio in situazioni di pericolosità estrema, ma come si può non riconoscere che anche un soggetto addestrato possa subire uno stress tale da portare a un’invalidità, dato da quelle particolari condizioni ambientali in cui è stato costretto ad operare, che merita di essere risarcito?
È quello che è successo nel caso di un militare che, dopo aver ricevuto l’ordine di recarsi in missione in particolari scenari bellici, costretto a subire un maggiore pericolo e a sostenere tutto lo stress mentale dato dalla costante paura di perdere la vita, una volta tornato dalla missione ha subito un crollo psicologico tale da venire riconosciuto invalido per causa di servizio.
Il disturbo da stress post-traumatico colpisce molte vittime di guerra e le conseguenze sulla psiche sono molto pesanti. Esistono ormai numerosi studi scientifici che testimoniano che vivere una guerra significa essere sottoposti in maniera costante a una situazione di imminente minaccia alla sopravvivenza, in cui i circuiti nervosi della paura e dello stress sono costantemente attivi, portando in alcuni casi a psicopatologie.
Nel caso del militare in questione, dopo il riconoscimento dello stress post traumatico dovuto da causa di servizio, quest’ultimo chiedeva anche il riconoscimento dei benefici riguardanti il riconoscimento dello status di vittime del dovere.
A seguito di tale richiesta prima il Ministero e poi la Corte di Appello hanno negato tale riconoscimento, in quanto “gli ordini impartiti al militare rientravano nelle normali mansioni relative al ruolo ricoperto” e “il fatto di ritrovarsi in guerra a contatto con armi, morte e bombardamenti non potesse causare una situazione di stress eccessiva, in quanto il militare è stato da sempre addestrato a ritrovarsi in tali contesti e che comunque tali circostanze siano insite in qualsiasi operazione effettuata in scenari di guerra”.
In altri termini, la corte d’appello ha ritenuto, da una lettura restrittiva della norma di riferimento (art. 1, commi 563 e 564, L 266/2005), non sussistenti le particolari condizioni ambientali ed operative necessarie a riconoscere i benefici al militare.
A pensarla diversamente è stata la Corte di Cassazione che, con un’ordinanza del 2020, ha ritenuto meritevole di censure la sentenza della Corte di Appello. La corte di cassazione, nel caso di specie, non ha fatto altro che ribadire quello che è ormai opinione prevalente nella giurisprudenza, e cioè che è sbagliato continuare a dare una lettura restrittiva della legge 266, 2005, in quanto il rischio è quello di violarne la ratio; la categoria delle vittime del dovere una fattispecie aperta, a presidio di tutela contro la morte ed i fatti lesivi che attingano il personale militare in occasione di missioni di qualunque natura, purché realizzate in condizioni ambientali od operative “particolari”.
Nel caso di specie, secondo la Corte, un conto è essere addestrato a svolgere determinate mansioni, un conto è svolgerle in un contesto bellico che per sua natura comporta un rischio eccedente quello che caratterizza le ordinarie modalità dei compiti di istituto. In conclusione, la Corte di merito ha erroneamente interpretato il parametro normativo di cui alla citata L. n. 266 del 2005. art. 1, comma 564, quanto alle particolari condizioni ambientali od operative.
Se anche tu hai subito delle invalidità derivanti da particolari condizioni di stress subite in missione contattaci, ti aiuteremo a far valere i tuoi diritti!
17/04/2024
