L’insufficienza ottenuta a seguito di una prova scritta di un concorso pubblico può essere contestata se la Commissione non motiva adeguatamente la valutazione. A stabilirlo il Tar del Lazio che ha censurato il verbale di correzione della prova scritta del concorso (tema) che aveva cagionato l’esclusione di un ricorrente, affermando che la motivazione posta a sostegno del giudizio della Commissione fosse insufficiente e che, precisamente, dalla stessa non si potesse comprendere l’iter logico giuridico seguito dall’esaminatore per addivenire al giudizio finale. Conseguentemente il Collegio ha annullato il giudizio di inidoneità e ha disposto una nuova correzione della prova.
Il Tar ha infatto affermato che “nel rispetto dei principi generali dell’imparzialità dell’azione amministrativa con l’effettuata predeterminazione dei criteri di valutazione delle prove scritte, non ha consentito poi con il giudizio sintetico espresso nella correzione dell’elaborato di poter verificare ex post la correttezza dell’iter logico seguito dalla Commissione medesima per pervenire all’attribuzione del punteggio, attesa la mancata corrispondenza del giudizio sintetico espresso nella correzione dell’elaborato con i predeterminati criteri valutativi, risultando così opaco ed incomprensibile il punteggio numerico attribuito”.
Pertanto, tutti coloro i quali siano risultati esclusi a seguito dell’espletamento di una prova scritta (ad esempio, il tema) da una procedura concorsuale bandita dalla Pubblica Amministrazione o dalle Forze Armate e di Polizia possono proporre ricorso e ottenere o la ricorrezione della prova scritta valutata insufficientemente o l’ammissione, con riserva, alla prova successiva del concorso.
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18/10/2018
